
E’ da un po’di tempo che leggo articoli che parlano della vergogna di andare dallo psicologo. In questi articoli si passa da un tono rassicurante: “Andate dallo psicologo .. non c’è nulla di cui vergognarsi .. è umano stare male!”, ai toni più realistici “Andare dallo psicologo non è vergognoso perchè significa prendersi cura di sè!”. Per passare, infine ai toni più polemici: “Al giorno d’oggi, la vergogna è, avere vergogna di andare dallo psicologo!”. Io stessa qualche tempo fa ho scritto un articolo in merito.
Ho iniziato a pensare alle caratteristiche delle persone che sono venute da me in questi anni … ho pensato alle loro storie, alle loro personalità, a tutti coloro che hanno reso la relazione “semplice” in uno scambio paritario, a quelli che si ponevano in maniera conflittuale e mi attaccavano, a coloro che erano passivi tanto che stavano in silenzio e a coloro che erano troppo attivi, quasi logorroici!!
Che cosa avevano in comune?? 1) Erano venuti da me .. cioè avevano sperato che quella nostra relazione potesse aiutarli! Infatti, sono sempre più convinta che nel mio lavoro aldilà della competenza e professionalità (indiscussa) ciò che fa la differenza nella cura è instaurare una buona e salda relazione.
E tutti quelli che non si rivolgono ad uno psicologo, che idea hanno delle relazioni? Si fidano degli altri? E di conseguenza, si fidano di se stessi? Quante volte in studio, ho sentito la frase: “Mi sono fidata/o di un estraneo!”.
Sto pensando a quelle persone che credono al detto “Chi fa da sè, fa per tre!”… quale può essere la loro sensazione di base .. forse: rassegnazione e profonda tristezza .. nessuno a parte me mi può aiutare!
Sto pensando a tutti coloro che si dicono “Se mi faccio aiutare sono un debole!”, “Se piango, sono un debole!” .. “Gli uomini forti soffrono in silenzio!” … che idea hanno delle relazioni? Forse competitive, vince chi mette la maschera del forte!
Sto pensando a tutti coloro che svalutano il loro problema: “In fondo non sto poi così male!”, “Vedi oggi sto meglio, passerà!” Forse per loro le relazioni sono impegnative, devono dare tanto prima di ricevere in cambio qualcosa!
E noi psicologi come possiamo arrivare al “cuore” di tutte queste persone ?
Sicuramente nel nostro 50% di responsabilità c’è il:
- non giudicare chi non sceglie di rivolgersi da uno psicologo.. avrà le sue buone motivazioni (non condivisibili, ma buone!).
- mostrarci come professionisti che sanno ascoltare quel “No, io non vado dallo psicologo”, come espressione di un bisogno… e porsi una domanda: “quale e come posso intercettare quel bisogno così nascosto?”.
- lasciare la libertà di scelta. Ognuno ha la libertà di prendersi o meno cura di se stesso … e di scegliere come e quali strade usare per prendersi cura di sè!
Per ora, chiudo la stesura di questa riflessione qui, ma dentro di me la riflessione continuerà … Work in progress!