“Giovanni 35 anni, persona dal comportamento umile e remissivo, non riesce a dire no e preferisce compiacere le altre persone piuttosto che esprimere le proprie opinioni specialmente quando sono divergenti da quelle delle altre persone, teme che se condividesse il suo pensiero (o emozioni) potrebbe nascere una lite dove lui comunque non riuscirebbe a difendere la sua posizione e proprio per questa paura del conflitto acconsente a ciò che dice il suo interlocutore. È molto attento agli altri e al loro benessere e poco predisposto ad accogliere i suoi bisogni.
Resosi conto che questo per lui è un limite alla spontaneità delle sue relazioni (lavorative e amicali), chiede un consulto ad un professionista psicologo. Al primo appuntamento parla di ASSERTIVITA’ e vuole concentrare il suo lavoro psicoterapeutico sull’assumere un comportamento assertivo.”
Giovanni quando arriva per la prima volta in studio, 5 mesi fa, oltre a portare in maniera chiara e focalizzata ciò che vuole per sé (direi che già da qui è partito il suo percorso verso l’ASSERTIVITA’), si presenta con una mimica del viso stanca e apatica, siede in punta di seggiola con le spalle ricurve, dimostrando anche con il corpo questa sofferenza legata al compiacere l’altro. Allo stesso tempo mostra una capacità introspettiva e una acutezza nel ragionamento che gli permette di prendere consapevolezza delle sue dinamiche psicologiche.
Posso affermare che molto spesso persone con una bassa assertività hanno doti introspettive e di empatia molto spiccate, solitamente proprio perché hanno appreso nel corso della loro vita ad essere attenti all’altro (al suo pensiero, alle sue emozioni) per compiacere ed evitare situazioni percepite intollerabili come conflitti e litigi.
Il lavoro terapeutico con Giovanni è stato quello di accogliere la sua richiesta e quindi di dare valore al suo pensiero e sentire, permettendogli di prendere contatto con sé e con i suoi bisogni, questo gli ha permesso di dire dei “no” e di prendere consapevolezza che i “no” che diceva agli altri erano “si” che diceva a se stesso.
Ora, Giovanni si dà il potere di sentire cosa è buono per sé e di essere all’interno delle relazioni così com’è!
Il caso descritto non è isolato, anzi … nella mia pratica professionale sembra che gli input della società (di essere forte, perfetto, vincitore ecc..) abbia diviso le persone in due poli: CONIGLI e LEONI. Quindi molti che si percepiscono remissivi arrivano in studio perché vogliono cambiare il loro comportamento compiacente.
Uso questo paragone estremo del coniglio e del leone per esemplificare quello che su una linea può essere riassunto così:
Quindi come da un alto vi è il comportamento passivo e remissivo del coniglio, al polo opposto vi è il comportamento aggressivo (aggressioni verbali e fisica) del leone. In questo continuum al centro vi è il comportamento assertivo, che si contraddistingue da un equilibrio interiore della persona che lo porta a non prevaricare l’altro e a non soffocare se stessa. La persona con comportamento assertivo riconosce e gestisce le sue emozioni e sentimenti, risponde alle critiche senza aggredire né subire.
Il significato etimologico del termine assertività deriva dal latino asserere cioè asserire, affermare, e può essere tradotto in italiano con termini affermativo, positivo, riuscito. Fanno parte del comportamento assertivo: affermare cioè dire le proprie opinioni e l’impegno a risolvere i problemi in modo positivo (modalità vinco IO – vinci TU). A tal fine è importante che la persona si percepisca nelle sue qualità e nei suoi bisogni di apprendimento incrementando, quindi, in termini reali il valore di sé.
Nel 100% dei casi l’assenza di un comportamento assertivo va di pari passo con una bassa autostima.
Quindi che il cuore della terapia si concentra non solo sull’assertività, ma sul recuperare una equilibrata percezione di sé. Ecco che possono essere proposte una serie di indicazioni suddivise in livelli:
1° livello: COME SONO SONO IO? Rispondere a questa domanda permette alla persona di focalizzare l’attenzione su di sé. L’obiettivo è di dichiararsi punti di forza e bisogno di apprendimento (il consiglio è di scrivere su un foglio una colonna dedicata ai punti di forza e l’altra ai bisogni di apprendimento).
2° livello: RICONOSCERE LE EMOZIONI… che cosa provo in questo momento? in questo modo l’obiettivo è quello di conquistare unaautonomia emotiva.
3° livello: COMUNICARE LE PROPRIE EMOZIONI, attraverso il potere e la responsabilità del proprio sentire affermando: “IO SENTO RABBIA QUANDO TU TI COMPORTI …
4° livello: CONSAPEVOLEZZA CHE OGNI PERSONA HA DEI DIRITTI. Questo è un punto molto importante perché la persona che adotta comportamenti passivi inconsapevolmente pensa di avere meno “diritti” rispetto agli altri.
5° livello:DARSI IL PERMESSO DI COSTRUIRE UNA IMMAGINE DI SE’ POSITIVA E DI AUTOREALIZZARSI.
Ecco di seguito degli spunti di riflessione per valutare il proprio comportamento:
- Fai un veloce “check-up” dei tuoi comportamenti quotidiani rispetto ai contesti sopra indicati. Con quanti di questi ti identifichi di più, in quale aree vorresti migliorare?
- Hai la sensazione di reagire a volte in modo troppo aggressivo oppure troppo passivo durante le tue giornate lavorative? E nella vita privata?
- Diresti che le persone a volte si approfittano della tua gentilezza oppure della tua disponibilità? Hai un comportamento eccessivamente passivo? O magari noti che il tuo comportamento tende ad essere eccessivamente aggressivo?
- Diresti che a volte soffri di sensi di colpa per aver reagito in modo eccessivamente aggressivo ad un collega, un fornitore, in famiglia?
- Cosa potresti fare concretamente per trovare un modo più assertivo di rapportarti con gli altri?